Chi vorrà affrontare, finalmente, la descrizione di una storia architettonica della città di Roma aprendosi alla ricchezza e complessità delle proposte progettuali, costruite o no, dovrà tenere bene in conto la corposa produzione dello Studio Passarelli. Non perché questa produzione sia sconosciuta nell’ambito della ricerca storica su Roma quanto perché essa va in qualche modo “ricollocata” nello sviluppo e crescita della città verso livelli di più alta consapevolezza culturale; e questo nonostante la “riservatezza”, sempre dimostrata dai suoi appartenenti, dal fondatore Tullio fino ai figli Vincenzo, Fausto, Lucio ed ai giovani Maria e Tullio Jr. e Tullio Leonori.
Lo studio Passarelli é uno studio Romano, nel senso che attraverso la sua produzione spiega bene un tipo di linguaggio assai diffuso nello spazio cittadino, tanto da divenirne archetipico senza tuttavia cadere mai nella “romanità”, nello storicismo o peggio nel vernacolare.
E poi l’edificio sicuramente più noto dello Studio, quello di via Campania sul quale si è scritto molto, quasi sempre con giudizi favorevoli, ampiamente condivisibili. Qui sembra necessario rammentare la metodologia compositiva usata, consistente nell’accettare la contrapposizione tra la massa vetrata sottostante e la complessa spazialità della parte superiore, senza alcuna pretesa di “ricondurre ad unità” l’insieme architettonico, anzi al contrario facendo leva su questa contraddizione per trarne il massimo della forza espressiva, con risultato eccellente. Qui il rigore funzionale e la saggezza formale tipiche dello studio superano la buona qualità professionale per entrare nel mondo delle architetture di eccellenza, quelle che segnano in qualche modo un tempo ed una città. Infatti conveniamo con chi considera questa architettura tra le più significative della Roma della seconda metà del secolo.
Per concludere, vorrei ricordare la considerazione, fatta all’inizio, sulla “identità romana” delle architetture dello Studio Passarelli, sottolineando di nuovo l’aspetto “moderno” di questa identità. Ritengo che ciò sia necessario ed utile in questo momento storico nel quale la città sta cercando di nuovo un suo modo espressivo contemporaneo, il quale, minacciato da pretese metodologie di ambientamento storicista, non può esistere al di fuori di quella sua matrice “moderna”.
In questa “modernità” sta il significato architettonico e civile di tante opere progettate e costruite dallo Studio P. che ormai fanno parte integrante dei “valori” del patrimonio urbano contemporaneo della città di Roma.
Those who wish, finally, to deal with the description of a history of architecture in the city of Rome, opening themselves towards the richness and complexity of numerous design proposals, built or unbuilt, must seriously consider the significant amount of work produced by the Studio Passarelli. Not because this work is unknown in the field of historical research in Rome, but rather because it must in some way be “relocated” within the development and growth of the city towards an improved level of cultural awareness; and this notwithstanding the “shyness” that has always been demonstrated by the studio, from its founder Tullio through to his sons Vincenzo, Fausto, Lucio and the young Maria and Tullio Jr.
The Studio Passarelli is a Roman office, in the sense that its work clearly presents a type of language that is very diffuse within the city, so much so that it has become an archetype, though without falling into the traps of “Romanness”, of historicism, or worse yet, of the vernacular.
Of course I must mention what is surely the most well known of the Office’s works, the building in via Campania, about which a great deal has been written, almost always favourable and widely shared. It is necessary to recall the compositional method employed, which consists in accepting the juxtaposition between the glass volume below and the spatial complexity of the upper portion, without any pretence of “creating unity” within the architectural object, but rather, reinforcing this contradiction in order to obtain the maximum force of expression, with a most excellent result.
The functional rigour and formal intelligence that is typical of the office exceed the elevated level of professional quality, entering into the world of the architecture of excellence, those works that, in some way mark both history and the city. In fact, I can only agree with those who feel that this work is one of the most important examples from the second half of the last century to be found in Rome.
In concluding, I would like to recall the consideration that I made at the beginning of this essay about the “Roman identity” of the architecture produced by the Studio Passarelli, once again underlining its “modern” aspect. I believe that this is necessary and useful at this time in history, when the city is once again seeking its contemporary means of expression which, threatened by the methodological pretensions of historicism, cannot exist outside of its “modern“ matrix.
It is within this “modernity” that we find the architectural and civic importance of the many works designed and built by the Studio Passarelli, by now an integral part of the “values” of the contemporary urban patrimony of the city of Rome. |